Bohicon 2, la vendetta

Caspita qui di cose ne succedono, se ne vedono e se ne ascoltano
talmente tante che poi quando mi trovo davanti alla tastiera per
scrivere su questo blog non so più da dove cominciare. Pensavo di
raccontare di tutto quello che uno zemidjan puo’ trasportare, ma poi ho
pensato di renderla una cosa partecipata. Con tutti gli amici di qui
comincio a fare una lista e quando sarà sufficientemente completa la
pubblico…forse rimarrà l’ennesimo "faro’ " espresso nel blog e mai
realizzato. Allora in attesa della lista prendo spunto dal weekend
scorso per raccontare un po’ delle simpatiche usanze beninoise.
E’ da circa un mese che Pietro, italiano servizio civilante per un’ong
italiana nonché attuale coinquilino quando é a Cotonou (perché normalmente sta o a Bohicon o a Ouidah), insiste per
raggiungerlo a Bohicon in occasione della grande festa organizzata dal
suo amico Theo. Arrivato il giorno fatidico siamo moralmente obbligati a
raggiungerlo. Theo é il fratello del sindaco di Bohicon ed é un
personaggio davvero simpatico e positivo. Partendo dal presupposto che
tutti i giovani Benionoise facciano festa solo a Cotonou e in rare
occasioni a Porto Novo ha deciso di mettere in piedi "l’estate a
Bohicon", una serie di iniziative e festini dedicati alla gioventù
della brousse. Iniziativa lodevole, visto che il massimo dello sballo a
Bohicon é dar la caccia agli agouti (degli adorabili ratti lunghi un
metro di cui ho già parlato precedentemente). Sveglia prevista alle
8.30. Notare bene che la sera prima (venerdi) a casa abbiamo
organizzato una simpatica sagra dello gnocco, conclusasi non prima
delle 3 del mattino in condizioni non esattamente dignitose. Ovviamente nessuno si è svegliato all’ora prevista e verso le 10.30 siamo pronti a partire. Bohicon e Cotonou distano 118 km. Ci abbiamo messo, senza scherzi, 6 ore. Tutto il viaggio sotto una pioggia torrenziale per arrivare in una città in cui le strade erano dei veri e propri fiumi. Nel viaggio a destra e sinistra una quantità incredibile di camion e macchine ribaltati e accartocciati, bambini che nuotano nelle pozze ai bordi delle strade e gli immancabili venditori di qualsiasicosavendibileioprovoavenderla (ivi inlcusi i mitici ratti di un metro, frutta di forme e colori improbabili, posate, antenne per la televisione, specchi, tovaglie e quant’altro). A Bohicon la gente approfitta dei fiumi creati dalla pioggia per liberarsi dei rifiuti più scomodi: i secchi pieni vengono svuotati nel fiume in piena (la strada), nella speranza che si allontanino il più possibile dalle proprie dimore. Dove essi vadano non ha alcuna importanza, l’importante e non averli nel raggio visivo. Verso le 20 ci facciamo coraggio ed andiamo alla festa a casa del sindaco, fratello di Theo. Ovviamente il diluvio universale blocca la maggior parte dei partecipanti alla festa, siamo quindi in una ventina a dover affrontare il cibo e l’alcool previsto per un centinaio di partecipanti. Tutto sommato la festa è abbastanza riuscita: tutti mangiano e bevono e quasi tutti ballano (quasi tutti perché la momentanea infermità mi esonera dalla mia attività preferita 🙂 ). L’indomani siamo invitati a un branch dalle altre tre yovò che abitano a Bohicon. Nel pomeriggio siamo senza macchina perché il meccanico locale ha imposto una revisione completa. Tutti i miei compagni prendono dunque uno zem per andare a vedere il nuovissimo museo di Bohicon, io me ne torno a casa a fare della fisioterapia. Verso le 17 si riparte e il viaggio impegna "solo" quattro ore e mezza, tempo sufficiente a farmi dichiarare "non metterò mai più piedi fuori da Cotonou". Ne sono talmente convinto che domani, festa nazionale del Benin, a meno di una settimana dal proposito espresso, ne approfitterò per andare o in Togo o a Possotomé.

This entry was posted in Generale, In Benin. Bookmark the permalink.