Tommingiro per un po non gira più…mannaggia a me, venerdi ho
fatto l’incidente…forse prevedibile visto il burdell che è il traffico di
Cotonou…però ecco magari mi sarei accontentato di un piccolo incidentino innocuo. Invece mi son
fatto proprio un gran male.
Venerdì sono uscito felice come una pasquetta
dall’ufficio…la settimana è finita, ho lavorato bene, mi aspetta un uic end di
festa, relax e avventure nella regione. Ho tutto il pomeriggio davanti a me,
c’è il sole e abito a uno sputo dal mare…la sera sono invitato a cena da degli
amici belgi…dai amici belgi, vi faccio una torta prima di andare a
spaparanzarmi sulla spiaggia. Spesa rapida al supermercato, sorriso del venerdì
e via verso casa. Perché non ho fatto la solita scorciatoia, quella dietro
l’aeroporto, il solito rally lungo la spiaggia? Inutile farsi certe domande. Il
fato in agguato sotto forma di motociclista di 150 kg attende dietro
l’angolo. Inutile spiegare la dinamica, che solo chi vive a Cotonou può
comprendere a fondo…fatto sta che agg’fatt ‘o incidente…e l’ho fatto bello
grosso. Un attimo prima ero SULLA moto, poi mi trovo SOTTO due moto. Ovviamente
la colpa non è mia, ma ripeto, non entriamo nelle dinamiche. Purtroppo sul
momento sono estremamente lucido…purtroppo perché ho tutte le facoltà per
vedere, capire e sentire cosa è successo. Uff che brutta immagine, questa del
piede credo non me la toglierò mai dalla testa. Vederlo li, girato di 120
gradi…muovere la gamba e vedere che il piede non reagisce. Li ho cominciato a
urlacchiare, non so se per il dolore o per lo spavento. Vedo una sporgenza
nella parte bassa dei pantaloni e capisco subito che non è il mio zizou che si
è improvvisamente adattato alle dimensioni locali. Mannaggia a me so cos’è
quella sporgenza: una frattura esposta…mooolto esposta…in pochi secondi si è
radunato un bel gruppone di gente intorno a me (chi è stato in Africa sa cos’è
la ressa intorno ad un incidente) che mi guarda con aria schifata. Io, memore
di quanto appreso nei corsi di primo soccorso fatti per l’ambulanza, per il CAI
e per il lavoro attuale cerco di spiegare cosa si deve fare…nessuno mi ascolta,
tutti mi dicono solo “reste calme, reste tranquille”. Fanculo.
Qualcuno chiama l’ambulanza…io chiamo Constanza che so che non lavora, ha una
macchina e probabilmente sarà più rapida dell’ambulanza. Le spiego cos’è
successo…sono un po’ agitato (ma giusto un attimino J ) e ci metto 10 minuti
a farle capire dove mi trovo. Qualcuno nel gruppo intorno a me mi riconosce e
chiama i miei capi per avvisare dell’accaduto. Il tempo passa…io non sto ancora
andando in panico…mille pensieri nella testa…merda, una frattura esposta in
Africa, mille batteri e microbi che si attaccano all’osso esposto all’aria… comincio
a pensare che se non facciamo in fretta il piede lo perdo…cosa fanno nei film
quando stanno male?….in quelli di guerra in genere fumano…scrocco una sigaretta
a qualcuno nella ressa e in tre tiri l’ho finita…finalmente arriva
“l’ambulanza”…un’imitazione nigeriana di un subaru…sono dei pompieri, nessun
personale medico a bordo merdamerdamerdamerda…mi tolgono le calze e le
intrecciano insieme per farne un laccio emostatico…non perdo molto sangue,
fissiamo il piede piuttosto!…nulla, ho capito che è inutile provare a dare
istruzioni, nessuno mi ascolta, non sono abituati al fatto che un paziente per
quanto grave possa essere lucido…mi rassegno…almeno fino all’arrivo di
Constanza…Cos arriva, mi guarda ed è li li per svenire…fortunatamente si
ripiglia e mi ascolta. Vengo caricato come un sacco di patate su sto subaru, il
piede a penzoloni…meno male che non ho fatto colazione la mattina, senno starei
vomitando l’anima…ad ogni dosso sento i pezzetti d’osso sfregare…mi son messo
in bocca il portafoglio per evitare di urlare…arriviamo alla clinica dove ho la
fortuna di incontrare il miglior ortopedico del Benin…devo essere operato
subito, però prima devo fare le lastre…supplico il dottore di fissarmi in
qualche modo la gamba fino al centro di radiologia e di darmi qualcosa per i
dolore. Mi mette due sacchi di sabbia accanto al piede per tenerlo fermo e mi
imbottisce di morfina. Mi calmo, sto già meglio. Il dolore torna quando mi tira
per mettere l’osso in linea e quando mi girano e mi rigirano per farmi le
lastre…non so se sia dolore reale o lo “stockkk” dell’osso o la visione del
piede fuori dal mio controllo…il mio corpo gira, il piede resta
fermo…finalmente torniamo all’ospedale…per le 20 sarò in sala operatoria…il
chirurgo non smette un secondo di dirmi “c’est grave, c’est très grave”…io non
voglio ascoltarlo…aspetto solo l’anestesia totale per staccarmi un po’ da tutto
sto delirio. Supplico tutte le persone che sono accorse all’ospedale di non
avvisare la mia famiglia, li chiamerò io dopo l’operazione. Sabato mattina mi
sveglio fatto come una mina ma sorridente…almeno dall’anestesia totale sono
uscito! Scopro poi che, nei limiti delle tecnologie di Cotonou, l’operazione è
andata bene. Adesso posso chiamare a casa e raccontare tutto. Sabato, domenica
e lunedì li ho passati nella corsia delle urgenze. Siamo in 8 in tutto, ognuno con il suo
dolore e le sue lamentele. Un gran caldo, specie quando salta la corrente. Un
buon numero di zanzare…in più è la settimana di pasqua, quindi tutti i miei
amici sono passati sabato e domenica e con aria molto dispiaciuta m’hanno
informato che ci rivedremo la settimana successiva….vanno tutti in vacanza…mi
hanno lasciato un sacco di cioccolatini e biscotti.
Finalmente lunedì sera una bella notizia: alle 22 vengo
promosso, ho una stanza tutta mia! Le infermiere mi aiutano nel trasloco delle
mie cose e ne approfittano per impossessarsi di quasi tutti i dolciumi che mi
hanno lasciato gli amici.
Oggi sono relativamente tranquillo…ho molto tempo per
pensare, leggere, scrivere e guardare film. Mi ha chiamato il prof del
dottorato e sembra che scriveremo un libricino sul lavoro dell’anno
scorso…quindi anche se non ho visite il tempo riuscirò a riempirlo abbastanza.
Dovrò stare qui dentro almeno altri 10 giorni, fino a quando non saremo sicuri
di aver scampato il rischio di infezione ossea…poi tornerò in Italia per un
po’, visto che non sono in alcun modo autosufficiente…