Zemidjan

…ma oramai é già zem e basta. In fon, la lingua più parlata in Benin, zemidjan vuol dire "portami veloce"…wikipedia dice che vuole dire anche "prendimi bruscamente", ma qui nessuno lo sa. In ogni caso gli zem sono i "taxi" di qui. Sono dei tipi con una maglietta gialla che girano per tutta la città in moto (o motorino). Tu gli fai un fischio, un psst psst un po forte, schiocchi le labbra o semplicemente gli dici "uei zem" e lui si ferma. Gli spieghi dove devi andare e per un prezzo oscillante tra i 15 e i 60 centesimi di euro (in funzione della distanza, della tua capacità contrattuale, dell’orario e della simpatia che fai al conducente) lui ti ci porta. Lo zem puo’ portare da una a tre persone (oltre al conducente), questa volta in funzione della taglia dei passeggeri. E’ chiaro che quando il passeggero é la tipica mama africana che pesa tra i 100 e i 200 kg lo zem la caricherà da sola e impennerà pure un pochino. I bambini che vanno a scuola ci salgono facilmente in tre, magari accompagnati da un adulto (cinque persone in tutto sulla moto!). Gli zem sono i padroni indiscussi della strada. Poi ci sono tante tante tante altre moto e qualche macchina.
Questa mattina faceva un po più fresco degli altri giorni. Nulla di preoccupante, siamo comunque sui 20 gradi. E’ eccezionale vedere come gli isiraider locali affrontino queste temperature, per il loro rialfiling estreme. Al semaforo il conducente poco coperto comincia a sfergarsi le braccia ed abbracciarsi la pancia per scaldarsi. Quello con la felpa soffricchia, ma non ha bisogno di sfregarsi. Quello con il piumino é davvero contento. Ricordo che l’anno scorso a Dakar risi 10 minuti vedendo un tipo in moto con una meravigliosa tuta da sci verde scintillante. Risi un sacco per due motivi: c’erano 20 gradi e un bellissimo sole, e quindi la tuta imbottita sembrava a dir poco eccessiva; ma risi sopratutto perché quella stessa tuta mi aveva già fatto ridere, oramai 10 anni fa, addosso a un caro amico sugli impianti sciistici della Val di Funes (l’amico ai tempi era molto capelluto, ma non facciamo nomi). La tuta in questione era davvero brutta, sembrava uscita da un film degli anni 70. Il senegalese invece si sentiva fighissimo, lo si capiva da come si guardava in giro…e in effetti credo riscuotesse un certo successo…de gustibus…
Vedendo queste scene pero’ penso anche a Mbaye, il Senegalese che vende i giornali in città studi a Milano. Penso a quanto lui e tutti i suoi colleghi soffrano il freddo milanese in questo momento.
Torniamo alla giungla che é il traffico di Cotonou. I miei isiraider preferiti sono le mamas …queste signorone enormi, avvolte nei loro coloratissimi bubu, con l’aria un po incazzata quando guidano e i sorrisi più belli dell’Africa quando vai a casa loro… Spesso per stare sulla moto le mamas devono tirare un po su la gonna, mostrando queste poderosissime gambone. Lo zem che attende al semaforo accanto alla mamon entra in fissa su queste mastodontiche gambe. Sempre. Più la gamba é grossa più lo zem é distratto e contento. Gli altri zem, che magari non hanno la stessa visuale, fissano invece il semaforo. Appena il semaforo divente verde lo zem, e con lui tutti gli altri mezzi in attesa, comincia a suonare. Giuro, non accellera, suona il clacson. Lo zem in fissa sulle gambe invece accellera per una sorta di automatismo e il traffico comincia a scorrere. Quanto sto raccontando é la quotidianità. Lo scrivo dopo due settimane e mezzo che sono qui e prendo lo zem come minimo 4 volte al giorno.
Ieri sono riuscito a fare una bella chiacchierata con il mio zem. Non se la passano poi cosi male…decisamente meglio che i tassisti a Dakar. La moto é di loro proprietà, e già questo é un bel vantaggio se penso che i tassisti di Dakar dovevano dare più della metà del magro ricavato giornaliero al proprietario (le patron) della macchina. Lo zem lavora generalmente dalle 9 alle 17, concedendosi lunghe pause (il tassista si fa minimo 12 ore). Due ore meno di me! Di media guadagna circa 4000 CFA al giorno (6 euri), che per Cotonou é un bell’andare.
Insomma, se per caso con il lavoro dovesse andare male, fare lo zemidjan potrebbe non essere cosi male…

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Allez les écureuils!!!

…ovvero: forza scoiattoli!!! Signori é ufficialmente cominciata la 26esima edizione della CAN…per gli scoiattoli non comincia bene: hanno perso 1 a 0 contro il Mali, che di certo non é la squadra più forte del girone…anzi, diciamocelo molto onestamente, era l’unica partita vincibile! Le prossime saranno contro la Costa d’avorio e la Nigeria, squadre piuttosto favorite.
Domenica avevo notato i maxischermi…ieri sera invece non c’era anima viva in giro…tutti rinchiusi in casa ad aspettare il match. Del resto per i Beninoise é qualcosa di molto importante. La CAN si gioca ogni due anni. Gli scoiattoli hanno partecipato per la prima volta nel 2004, quindi questa é per loro la terza volta…nulla a confronto delle 21 partecipazioni dell’Egitto, le 16 del Ghana o le 15 del Sénégal! Quest’anno si gioca ad Accra, in Ghana. La partita comincia con 15 minuti di ritardo…perché? Ma é ovvio…
…petit probleme de coupure! Incredibile, anche nello stadio dove si concentra l’attenzione di un intero continente…. salta la corrente! E’ possibile immaginare qualcosa di simile a San Siro, o agli europei?…Ici c’est l’Afrique!
In ogni caso grande delusione. Partita moscissima e perdita per un rigore a detta di tutti molto discutibile. Io non posso fare altro che annuire, di calcio non capisco davvero nulla. Il primo tempo mi é servito per capire quale fosse il Mali e quale il Benin.
A parte l’evento serale la giornata é trascorsa in maniera piuttosto banale… tutto il giorno in ufficio, tutta la pausa pranzo consumata alla ricerca di una casa….casa che si fa sempre più necessaria. Gaetan e Constanza sono sempre contenti di ospitarmi, e questo grazie alla mamma che mi ha insegnato a cucinare. Quello tra me e i miei ospiti (nel senso di ospitanti) é uno scambio non troppo equo (nel senso che ci guadagno assai), del tipo hospitality for food. E ieri sera, quando gli ho fatto le crespelle gratinate al forno, mi sono guadagnato il resto della settimana!

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La dimanche à Cotonou…

…c’est le jour de la fete!
Eh si, a Cotonou ci sono tanti cattolici. La domenica si vestono tutti eleganti, vanno alla messa…e poi, sempre vestiti eleganti, vanno alla spiaggia. La domenica é il giorno per mettersi in mostra. Chi ha una moto o una macchina si sveglia molto presto per pulirla e lucidarla. Chi ha due lire passa la domenica a bere al bar di fronte alla spiaggia….ovviamente dopo la messa. Chi non ha soldi si fa semplicemente vedere, in tutta la sua eleganza.
Io la mattina l’ho saltata a pié pari, mi son svegliato alle 15 stabilendo il record di sonno a casa di Gaetan e Constanza. Siamo andati quasi subito al mare. Che bellezza. Hanno in affitto una sorta di capannino. La domenica vengono qui, fanno il barbecue, fanno il bagno, i bambini giocano sulla spiaggia. Conosco i figli di Vincent…incredibile, Vincent che fa le sette del mattino la sera prima, e il giorno dopo é un papà adorabile, con due figli mulatti ipergentili e beneducati…si vede che gli piace un sacco fare il papà! Io mi butto in mare…l’acqua ha una temperatura meravigliosa…é trasparente, si vede il fondo…ci sono delle onde bellissime e rimango più di un’ora in acqua a giocare con le onde. Mi metto a fare il morto e sto benissimo….chiudo gli occhi e penso a quanto sia bello essere qui. Penso a Milano, il freddo, lo stress…oggi penso di essere fortunatissimo e che fare un anno qui sarà meraviglioso. Poi passeggio sulla spiaggia e dappertutto ci sono solo coppie e famiglie. Cotonou é davvero family land…questo rende tutto un filo più difficile…vivere in mezzo alle coppie ed essere da solo…chissà, magari mi ci abituero’…o magari non saro’ sempre solo, spero dentro di me.
Al ritorno cronometro il tempo che ci mettiamo per tornare a casa…é domenica, c’é un po di traffico e siamo in macchina…ci mettiamo comunque 13 minuti. Sono sempre più convinto che la casa sul mare sia una figata.
La sera andiamo a casa di altri amici a vedere un film. Sono contento, ho capito quasi tutto il film…ovviamente in francese…che sia arrivato il momento di studiare lo spagnolo, come da obiettivi per il 2008?

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Saturday night

La serata di venerdi é finita alle
4…alle 10 il mio telefono squilla…ma perché non l’ho spento?!?!…ah si, il
mal di testa allucinante che ho mettendo giù il primo piede dal letto mi fa
capire perché non l’ho spento. E’ Marcelline…la casa che dovevamo vedere il
giorno prima…vieni subito che c’é il guardiano con le chiavi. Ok
arrivo..rapida doccia, uso il mitico bagno schiuma "landemain
difficile-anti hangover bath foam"…non sortisce alcun effetto. La casa
non é male, ma un paio di difettucci mi bloccano. Poca luce al piano sopra e
nessun ventilatore…pero’ é bellina, vicino all’ufficio. Il tour con Marcelline
é già finito. Pas grave, Daniele dovrebbe essere già sveglio, che doveva andare
a giocare a tennis; posso raggiungerlo…vado a vedere il quartiere in cui abita e la sua casa…e
finalmente vedro’ anche il mare. Decido di cronometrare la corsa sullo zem, per
capire quanto dista e quanto prima dovrei svegliarmi per arrivare in ufficio se
volessi abitare li. In 10 minuti 13 secondi e 98 centesimi sono li. Pensavo fosse
più lontanto, un punto a favore del quartiere "Fidjerossé". La casa
di Daniele é enorme…ha una terrazza meravigliosa…e si vede il mare…la
spiaggia é lunghissima, si arriva quasi fino al togo. E’ larga. E’ bellissima.
Chiamo subito Marcelline: se hai qualche casa in affitto anche qui, lunedi veniamo a vederle. Cosa
sono 10 minuti di moto? Mettiamo anche 15…all’università facevo tutti i
giorni mezz’ora di bici…qui c’é il mare, le case che costano la metà, il
quartiere un po’ più popolare…forse qualche taglio di corrente in
più…pero’….uff, quanti fattori da prendere in considerazione nella scelta! Mi chiama
Caroline, che propone di andare in un posto sulla laguna..io qui non conosco
nulla, la faccio parlare con Daniele,che almeno si mettono d’accordo..neanche
Daniele conosce il posto, ma almeno capisce come andarci. Facciamo un
lunghissimo lungo mare e posso davvero apprezzare la spiaggia…é lunghissima,
larghissima e il mare ha un colore meraviglioso. Dopo 14 km di pista lungo il
mare giriamo sulla destra, sempre sullo sterrato, per arrivare davanti al
cartello "bab’s dog"…una barchetta bellissima ci conduce attraverso
un corridoio scavato tra le mangrovie…sembrano quelle immagini dei film, il Vietnam, i canali; sbuchiamo in una laguna larghissima…attracchiamo
su un pontile galleggiante…é la casa di Dominic, un belga un po pazzo, che ha
venduto tutto quello che aveva in Belgio (un teatro con annessi e connessi) per
realizzare il suo sogno. Costruirsi interamente la casa, pezzo a pezzo, e farla
come l’ha sempre sognata. C’é riuscito..accipicchia se c’é riuscito…la casa é
meravigliosa, non avevo mai visto nulla del genere…e poi la pace, lontano dal
casino delle moto e motorini di Cotonou! Ha costruito un bar nel mezzo del
giardino…un bancone meraviglioso…e i giochi per i bambini, il recinto con
gli asini, il campo da bocce…che meraviglia! Mangiamo delle brochette di
maiale..tra un pezzo di carne e l’altro dei piccoli peperoni…ne mangio uno
intero…altro che perperoni…divento rosso, poi bordeaux, era un peperoncino…talmente
piccante che mi gira le testa e perdo il senso del gusto fino a sera. Dopo
pranzo, partitone a bocce e giro per la laguna sulle canoe…che pace…sono felicissimo,
questo posto mi fa impazzire!


Quando arrivo a casa Gaetan e Constanza stanno già
cucinando…del resto son già le otto! Stasera festa a casa, saremo in
undici!La festa degenera rapidamente, in particolare per colpa di Gaetan.
Gaetan in questo periodo non puo’ bere…in verità non lo sa ancora, deve fare
delle analisi…tra poco torna in Belgio e saprà. Per ora non beve, ma si
diverte molto a vedere la gente ubriaca…quindi porta su tutte le bottigile di
alcool forte che ha e ne serve a tutti. Alle 4 siamo tutti sbronzi e qualche
folle lancia l’idea "tutti en boite de nuit"…e cosi fu. Arriviamo
davanti alla discoteca "2001", scendiamo dalla macchina, e in meno di
un secondo la camionetta della polizia che passava accanto a noi, vedendo 8
bianchi tutti insieme, non puo’ lasciarsi sfuggire l’occasione e inchioda
accanto alle nostre macchine. Documenti! Vincent, autista di una delle due
macchine non ha alcun documento e si incazza subito con la polizia. Un po
perché é alticcio, ma sopratutto perché, come precedentemente mi aveva
raccontato, viene fermato quasi ogni giorno. Li insulta un po e questi lo
caricano sulla camionetta…dopo mezz’ora di discussioni capiamo che é meglio
che noi altri ci si sposti, cosi la polizia potrà chiedere la sua tangentina e
lasciare Vincent libero…e a chiederla davanti a noi sembra che si
imbarazzino. Nel frattempo Caroline era stata chiusa in macchina…troppo
sbronza per farla vedere ai poliziotti o portarla in discoteca. Purtroppo é
chiusa dentro a chiave, e non riesce a trovare il modo per aprire la portiera…non puo’ fare a meno di vomitare in macchina. Verso
le 5 Vincent é finalmente libero ed entriamo nella discoteca. Siamo gli unici
bianchi e in particolare Constanza é l’unica donna bianca. In 5 minuti é
circondata da gente che le fa la corte…Constanza sa come gestire queste
situazioni: si fa offrire da bere, e dopo un minuto dice al suo spasimante di
essere in Benin con suo marito. Al che questo si allontana quasi spaventato.
Alle 7 usciamo dalla discoteca. In macchina con noi c’é Caroline, che puzza in
maniera terribile…faccio tutto il viaggio con la testa fuori dal finestrino.
Arrivati a casa Muhammed il guardiano é già sveglio, e ci guarda con un sorriso
complice.

 

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Thanx god is friday!

Uno dei vantaggi del lavorare qui é il venerdi. Il venerdi si fa
"horaire continué". Quando me l’han detto non sono stato molto
contento, perché ovviamente non avevo capito di cosa si
trattasse…pensavo si facesse una tirata unica fino alle 18, senza
pause a mezzogiorno…alhamdulillahi mi sbagliavo! Venerdi si finisce
alle 14, cosi uno ha il tempo di riposarsi per bene tutto il pomeriggio
ed essere bello in forma per "se defoncer" il venerdi sera. Quanta
saggezza in questi uffici. Orario continuo fino alle 14 e alle 14 e 05
Daniele é sotto il mio ufficio con il mitico pablo (il suo
motorino..fantastico, l’imitazione cinese dei motorini nigeriani…non
credo si debba aggiungere altro), pronti per andare a mangiare. Mi
porta in una sorta di ristorante per bambini…nel menu c’é una lista
infinita di gelati e la cosa più alcolica che servono é la birra senza
alcool. Il cibo viene servito su dei piatti a forma di labbra (che a
mio avviso fa molto più night club che locale pour enfants)! Finito di
mangiare corro al mio appuntamento con Marcelline, sono già in ritardo
di 20 minuti…Marcelline invece é in ritardo di 40, quindi non c’é
problema. Mi porta a vedere una casa non lontano da dove lavoro…ma il
guardiano che dovrebbe essere li d aspettarci con le chiavi non c’é.
Siamo arrivati troppo tardi e lui se n’é tornato a casa. Io a questi
punti mi incazzo un po con Marcelline…é tre giorni che andiamo in
giro a vedere case, e più della metà le ho viste solo da fuori, perché
Marcelline non si mette d’accordo con i guardiani. Scopro che i
Beninoise se la prendono facilmente pero’, come realizzero’ poi, é
purtroppo necessario se si vuole essere presi sul serio. Alle 17 sono
già a casa e ne approfitto per fare un riposino di mezz’ora. Mi sveglio
invece dopo due ore e mezza…beh normale, la sera prima avevo dormito
5 ore. Andiamo a fare l’aperitivo in un posto davvero chic. Oltre a me
e Daniele ci sono Gaetan e Constanza e un’altra coppia di amici. A
Cotonou c’é una quantità di coppie inverosimili. Family land. Daniele
ci porta poi in un maquis davvero carino. Attraversiamo tutta la città
e nel percorso vediamo almeno due maxischermi. Eh si domenica comincia
la CAN, la coppa continentale di calcio! Scopro che il nomignolo della
squadra Beninoise é "Les écureuils" (gli scoiattoli)…se penso a
quanto più boriosi siano i senegalesi "les lions de la teranga"…beh,
direi che per quest’anno il mio tifo sarà per gli scoiattoli! Arriviamo
ad un maquis tipicamente tipico (meravigliosa espressione senegalese):
i tavolini sono praticamente sulla strada, nel menu ci sono 4 piatti in
tutto e il rischio cagotto é piuttosto alto. Finito di mangiare andiamo
allo "djembé live", lo stesso locale dove ero stato anche il venerdi
precedente. Un gruppetto reggae di 5 elementi, gli strumenti escono
tutti insieme dalle stesse due casse…il suono é pero’ buono nel
complesso. Rincontro David, un musicista conosciuto il eberdi prima.
David ha girato un po l’africa dell’ovest. E’ stato in Niger ed ha
vissuto per 7 anni in costa d’avorio. E’ dovuto scappare quando in
Costa d’avorio c’é stato il petit problem. Il petit problem a cui si
riferisce é la guerra civile che dal 2002 al 2006 ha fatto almeno 4000
morti e ha lasciato nella testa della gente delle immagini che credo
non potranno cancellare mai. David non mi racconta nulla di tutto cio’;
accenna solo in maniera molto vaga al petit problem, ma dai suoi occhi
si capisce perfettamente di cosa sta parlando. Nella serata conosco poi
due senegalesi, che quando mi sentono parlottare in wolof impazziscono
dalla gioia e vorrebbero offrirmi una boisson…non posso accettare, il
senegal é stato cosi buono con me che sono io a dover offrire ai
ragazzi…é fuori discussione. Conosco poi anche Marie, Cecile e
l’ubriachissimo…mmm come si chiamava lui…bo, lo reincontrero’.
Marie racconta una barzelletta a me e Cecile. La barzelletta é
assolutamente "nulle"…ma io sorrido lo stesso perché l’ho
capita…l’ho capita prima di Cecile…sorrido perché sono
contento…ripenso a quando sono arrivato a Dakar e non capivo nulla di
nulla…e penso ai miei "professori", Florian, Emilie, Olivier ed
Emeric…e ancora sorrido..e poi, beh, Marie é talmente carina che un
sorriso se lo merita!

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L’anno della patata!

Ebbene si, é ufficiale…il 2008 é l’anno internazionale della patata! Con questa splendida notizia comincia la mia giornata. Più patata per tutti! Ero da poco entrato nell’ufficio quando Elizabeth mi bussa alla porta e mi consegna il calendario FAO della patata…roba davvero hot, altro che calendario pirelli! Oggi a Cotonou c’é un’umidità pazzesca. Uscito da casa c’é la nebbia, e subito nella testa rimbalza il coro "solo la nebbia, c’avete solo la nebbia"… e si, a noi milanesi ci segue, come la nuvoletta di fantozzi! Bastano i 7 minuti di percorso sullo zem per arrivare in ufficio con i capelli fradici! Mattina molto produttiva, poi mi reincontro con Marcelline per continuare il giro delle case. Un paio davvero carine, ma sto babbo di Marcelline non si é messo d’accordo con i proprietari e quindi la metà le vedo solo da fuori. Poi mi dice che la casa bella bellissima che avevo visto il giorno prima la posso avere per 300 euri. Torniamo a vederla. In effetti é davvero molto bella…forse un po eccessiva per me solo. Torno negli uffici dell’UNDP per cercare di capire come riempire il benedetto modulo per lo stipendio. Nulla da fare, neanche oggi riesco a riempirlo. Chiamo le poste per cercare di tradurre con loro il
Branch Name (IBAN), Branch ID (guichet), Bank ID qualifier,Bank ID qualifier (n banque), Check digit (Clé),IBAN (ma come, di nuovo?), DFI ID (swift) e IBAN digit (e siamo a 3 volte l’IBAN). a questi punti scrivo una mail ai miei consulenti preferiti nonché carissimi amici di UNDESA..gli altri 39 fellows in giro per il mondo. Mitici, in tempo reale rispondono in 25 e mi danno ottime speranze di successo. Ma adesso non posso tornare all’UNDP…devo finire il rapporto! Tlaccatlaccatlacca…scrivoscrivoscrivo e alle 18.23…HO FINITO! Tutto mi sembra più bello! Saluto tutti quelli che incontro, sorrido a destra e sinistra. Son davvero felice, adesso posso davvero buttarmi in questa realtà. Per festeggiare cucino una super pasta per Gaetan Constanza e un altro amico. I ragazzi vogliono uscire. Io sono stanchissmo, non ne ho davvero voglia…ma é tutta la settimana che sto a casa e i ragazzi sembrano quasi offesi. DEVO USCIRE. Io speravo di mettermi in camera e vedere cosa ci combina Jack Bauer. Nulla da fare, sono categorici. Mi portano in un posto molto carino, dove un sestetto di jazz mi fa sognare un anno di lezioni di sax in Benin, la creazione di un gruppetto, magari anche di una bandina. Il menu del bar mi fa toccare il cielo con un dito: birre belghe e cocktails a tre euro. Sta sera non si puo’…ma domani "je vais me défoncer la geule!"

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Atterrato!!!!

Atterrato!…atterrato in ogni senso…atterrato con l’aereo e
atterrato nel senso di messo a terra dal ceffone di calore
dell’aeroporto di…Cotonou! Ebbene, quest’anno é qui che lo
passero’…non nell’aeroporto, a Cotonou…la città più importante del
Benin. E’ sera. Lo sbalzo termico é notevole: da meno quattro di Milano a più 28 di Cotonou (anche se a me sembrano ben più di 28).
Rispetto al Senegal sbrigare il controllo di passaporto
e visto é molto più rapido. L’inferno pero’ aspetta dietro
l’angolo…il recupero della valigia! Sono arrivato con un aereo
enorme…forse il più grande che abbia preso in vita mia (da dentro
sembrava più una nave che un aereo). Tante persone=tanti bagagli.
Tantissimi bagagli, perché la maggior parte dei passeggeri sono
"expatrié" come me, e quindi si portano dalle loro città natali tutti i
46 kg di bagaglio concessi dalla Air France…non avrei mai immaginato che 46 kg diventassero cosi ingombranti tradotti in volume! Davanti al tapis rulant c’é l’inferno…oltre ai passeggeri dell’aereo ci sono una marea di Beninoise-carrellomuniti per aiutare gli iovò (qui i bianchi si chiamano così) a prendere i bagagli e portarli fuori dall’aeroporto; provo a intruffolarmi tra
carrelli e persone e….siiiiiiiii, vedo lo zaino! Questa volta non
l’hanno perso. L’anno scorso abitavo in Sengal. Ogni volta che sono
tornato in Italia mi é stato perso il bagaglio. Ogni volta. Questa
volta lo zaino c’é e la valigia pure. Li ho visti, mi son passati davanti…che frustrazione non poterli agguantare! Sono troppo schiacciato tra le persone…allungo la mano…macchè fai Tommaso? tocchi il culo alla signorina? No no per carità…la signorina che mi sta davanti è una Beninoise che c’ha un culo talmente grande che comunque mi muova la toccaccio…penso una strategia, cerco di farmi piccolo
piccolo e inserirmi meglio nella massa. Ci metto 5 minuti a fare mezzo
metro, e vedo i bagagli fare il secondo e poi il terzo e…al quarto
giro un signore davanti a me, davvero vicino al tapis rulant, che mi
vede sbracciare un po impacciato mi fa l’occhiolino e mi fa capire che
se gli indico quali sono i bagagli me li passerà..e cosi fu. Esco
dall’aeroporto e trovo l’autista (Rachel, da leggersi Rascel, strano
nome per un uomo, penso…ma quanto a nomi avro’ di che stupirmi) e
Marcelline, la segretaria. Gentilissimi mi portano in ufficio, da dove
chiamiamo Gaetan e Constanza, amici di amici che si sono offerti di
ospitarmi…e in quattrequattrotto mi ritrovo a casa loro. Loro sono davvero geniali, lo si capisce subito. In primis per il casino che c’è in casa. Vivono qui da più di un anno e sembra che abbiano appena finito di traslocare. Basta questo per capire che andremo d’accordo. In casa ci sono anche altre due coppie. Deposito il bagaglio e subito mi portano fuori a mangiare. In un ristorante indiano! Non ci potevo credere…leggendo il menu mi vengono quasi le lacrime agli occhi. Non avevo mai mangiato in un ristorante indiano non in India. Beh, nel ristorante indiano i piatti sono quelli che si mangiano in India. Stesso nome, stessi sapori. Ovvio, ma a me ha colpito. Ho fatto capoccino al cuoco (il modo indiano per dire di si o per esprimere soddisfazione) e gli ho detto daniavad! Bon, si torna a casa e sono felice come una pasqua. Degli indiani in Africa…insomma si, sapevo di Gandhi che aveva vissuto in Sud Africa, avevo visto qualche indiano in Senegal. Ma qui proprio non me l’aspettavo. Sembra che siano parecchi, una vera comunità. Beh, ho un anno per scoprirlo!
Vado a letto contento, Gaetan e Constanza sono meravigliosi e mi han già fatto conoscere un gran numero di persone!
Buonanotte!

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